Quando il Villino era infestato da anime maligne...

Fui "arruolato" da Fabrizio Bertagni, nell'Estate in cui andai ad abitare al "Palazzo", nelle vicinanze dell'Ambulatorio del povero Dottor Gemignani per intendersi meglio. Arruolato alla difesa della fantastica "capannina", che proprio lui, aveva costruito nel giardino abbandonato del "Villino". Fabrizio era il leader, più grande di me di due anni, e con conoscenze approfondite sulla "difesa del territorio"; ricordo ancora che avesse con se' una bellissima cerbottana e sapeva usarla con una precisione chirurgica; un esperto di guerriglia e ne diede prova respingendo alcuni attacchi sferrati da "bande" rivali. Fu proprio lui il primo a raccontarmi di che cosa fosse realmente il Villino, quel bellissimo edificio che senza alcun dubbio aveva bisogno di essere ristrutturato. Rimasi colpito quando dalle sue labbra pendevano le parole "spiriti e fantasmi"; brividi di terrore mi attraversavano la schiena e la mia fronte mostrava palesemente il mio stato d'animo espellendo frequenti goccioline di sudore che andavano a fermarsi sulle sopracciglia. Ma come, quella casa era infestata dagli spiriti maligni e noi eravamo lì, a difendere una "capannina", incuranti del pericolo? Fabrizio riuscì a tranquillizzarmi dicendo che i fantasmi si presentavano nell'edificio solamente al calar delle tenebre, questo stava a significare che nelle ore pomeridiane eravamo al sicuro.

Da quel momento in poi la ricerca di informazioni su che cosa accadesse realmente dentro a quello stabile di notte diventò meticolosa. Ricordo che la tesi sostenuta da Fabrizio venne confermata da tutti i miei amici: Stefano Orsi, Alessio Ferri (il Pastorino), Alessandro Levrini, Marino Fornesi. Quella casa aveva davvero qualche cosa che non andava; ricordo che qualche mio compagno di Nataleccio, mi fece notare la strana forma del suo muro di recinzione, che da lassù, dal monte "Calamaia", era ben visibile: una bara!

"Ecco la conferma!" pensai tra me e me, "I miei amici non mi hanno beffato, avevano ragione". No, non c'era scampo, quella casa era evidentemente la dimora notturna di spiriti maligni. Da quel momento niente fu come prima. Nelle ore buie non percorrevo mai quel tragitto, preferivo scendere la scalinata dalla parte opposta evitando la strada inghiaiata e buia, dove nelle sere di luna piena il Villino dominava il mio passaggio in un aspetto ancor più inquietante e dove l'enorme e bellissimo ciliegio, posto in mezzo a quella che in quel tempo era una piazzetta, faceva sentire il sibilo del vento che attraversava le sue foglie. Passavano gli anni, e il timore del Villino diminuiva con l'andare del tempo, finché ebbi la certezza, quando fui quasi tredicenne, che in quella casa, ormai palesemente abbandonata dalle anime maligne, che la loro presenza fu reale. Ai primi tentativi di restauro di quella bellissima villa, gli operai constatarono che le attività notturne degli spiriti furono realtà. Fantasmi che si impossessarono di tutto ciò che per loro aveva valore: statue, stoviglie preziose, argenteria, marmi pregiati e addirittura gran parte del marciapiede in macigno che circondava l'intero perimetro della villa. Cavolo se i miei amici avevano ragione, quell'edificio fu per anni invaso da esseri maligni...

Alessandro Ferri

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